Lettera di Don Angelo Losco, Rettore della Chiesa di San Sossio, in occasione della annuale ricorrenza liturgica della memoria del Santo
Carissimi,
anche quest’anno ci apprestiamo a vivere insieme la festa del nostro Santo Patrono e cercheremo come sempre di improntarla alla solidarietà e al rafforzamento dell’unità tra noi.
Cercheremo di rivolgere una attenzione specifica al campo educativo, seguendo le linee guida della Conferenza Episcopale Italiana.
Don Virgilio Marone, responsabile dell’ufficio scuola della Diocesi di Nola e della Regione Campania e Don Tonino Palmese, Responsabile della Pastorale Sociale della Diocesi di Napoli e della Campania, referente dell’Associazione “Libera” ci aiuteranno ad approfondire gli orientamenti pastorali dei Vescovi Italiani e del documento “Educare alla vita buona del Vangelo”.
“A ciascuno consegniamo con fiducia questi orientamenti, con l’auspicio che le nostre comunità, parte viva del tessuto sociale del Paese, divengano sempre più luoghi fecondi di educazione integrale” è questo il mandato che vogliamo accogliere vivendo anche la festa come momento educativo.
Sarà questa l’occasione per costruire momenti di famiglia, anche con attività ricreative e gioiose.
Il programma dei festeggiamenti ci darà l’opportunità di essere comunità aperta ed accogliente, e necessita della preziosa collaborazione di tutti.
Restituendo la busta con il proprio libero contributo a chi l’ha precedentemente consegnata o in Rettoria, ognuno sarà partecipe del buon esito della festa.
Affidandoci a San Sossio, affinchè interceda presso l’Eterno Padre per la nostra comunità, auguro a tutti di “vivere una autentica festa”. Don Angelo Losco
Nella bassa zona di Somma Vesuviana, a circa 2 Km dal centro cittadino, si erge l’artistica chiesa dedicata a San Sossio, martirizzato insieme a San Gennaro nel recinto del vulcano Solfatara il 19 settembre, durante una delle ultime persecuzioni dell’ imperatore Diocleziano tra il 303 e il 305 d.C.
In quel tempo in Campania guidava la persecuzione il Console Draconzio che da Nola seguiva la sua strategia di massacro verso i Cristiani.
Il corpo recuperato fu traslato a Miseno il 23 settembre e sepolto nella cripta della Basilica del suo paese a cui venne intitolata. All’inizio del X secolo, grazie all’iniziativa svolta dall’Ordine dei Benedettini di Napoli, l’urna con i resti del Santo fu trasportata nella nuova Chiesa di Napoli, denominata in seguito di “San Severino e Sossio”. Da allora la devozione popolare in onore del Santo crebbe a dismisura. Furono gli stessi Benedettini ad introdurre a Somma il culto in seguito al loro stanziamento da Napoli. I monaci erano venuti da Napoli a gestire le proprietà terriere, ottenute attraverso alcune donazioni di privati cittadini, come risulta da un documento del XII secolo di Bartolomeo Capasso.
Tuttavia la denominazione territoriale di San Sossio appare per la prima volta in un documento dei Registri Angioini che porta la data di dicembre 1268. Un secondo documento datato 4 settembre 1273 riguarda specificatamente la Chiesa di San Sossio. Scarse sono le testimonianze riguardo all’evolversi del culto nella terra di Somma, certo è che il Santo era ed è ancora tanto venerato dai contadini del posto.
La Chiesa conserva un mezzo busto in legno del Santo, che reca sul petto una finestrella ovale al cui interno vi è collocata una scheggia di ossa del Martire. Il volto, incorniciato da una aureola su cui si erge una piccola fiammella, è leggermente inclinato a destra. Nel 2000 si è formato, dopo lunghi anni di pausa, un comitato organizzativo e operativo in onore del Santo, che oltre a promuovere ogni anno la sua ricorrenza, riesce a sostenere molte attività culturali, compiendo opere di bene in una visione cristiana della vita.